MUSEO MUSICALE D’ABRUZZO: I MIEI… PRIMI VENT’ANNI

MUSEO MUSICALE D’ABRUZZO: I MIEI… PRIMI VENT’ANNI

Turismo, Cultura, Giovani e Sport

Ha festeggiato il ventennale di attività nel 2014 appena trascorso il Museo Musicale d’Abruzzo – Archivio F. P. Tosti di Ortona, che venne inaugurato esattamente il 9 aprile del 1994 dal celebre soprano Renata Tebaldi. Un cammino che –grazie al lavoro e al prestigio del Direttore emerito Prof. Francesco Sanvitale- ha portato il Museo ad arricchirsi costantemente di un patrimonio di enorme valore (solo gli archivi storici contano circa 6000 documenti) che, per la regione, è indiscutibilmente il più importante nell’ambito musicale. Ecco perché l’Istituto Nazionale Tostiano, cui il Museo fa riferimento, è stato riconosciuto dallo Stato come “Istituto di rilevanza nazionale” ai sensi della Legge 534/96 dopo un iter durissimo: la selezione da parte di una commissione tecnica nazionale ed il “via libera” dai due rami del Parlamento e dai ministeri della Cultura e dell’Economia.

Parallelamente al Museo, L’Istituto Nazionale Tostiano ha ulteriormente valorizzato il suo patrimonio, dando vita, dal 1996, alla Biblioteca Musicale Abruzzese, che oggi è arrivata a custodire oltre quindicimila documenti di interesse musicale e non solo.

Nel 2013 l’Istituto ortonese ha ospitato complessivamente 3483 visitatori (rilevati per difetto sulla base delle firme e dei conteggi effettuati). Una cifra che fa riflettere sulla capacità attrattiva del patrimonio museale e bibliografico, che evidentemente non resta confinata alla stretta cerchia degli studiosi musicali. “Se si riuscisse a fare sistema con le altre realtà culturali” –afferma Gianfranco Miscia, direttore della Biblioteca “si potrebbero raggiungere numeri significativi anche dal punto di vista turistico, limitandoci a considerare le sole presenze fisiche dei visitatori. Quelle virtuali sono tantissime, come confermano il numero e la distribuzione geografica internazionale delle visite raggiunte dai siti legati alle nostre attività” .

“Proprio la consapevolezza di un forte accreditamento conseguito nella rete” –spiega Miscia-“ha stimolato, sulla scorta del ventennale del museo, l’idea di coinvolgere nella vitalità del nostro patrimonio i migliori ricercatori della regione. Per questo ad ottobre è stato presentato un nuovo sito dedicato interamente alla ricerca musicologica chiamato MUSA – Musica d’Abruzzo (www.musabruzzo.it). All’iniziativa partecipano tante istituzioni di ricerca regionali, assieme a molti musicologi abruzzesi o che si sono occupati dell’Abruzzo. Ciascuno, peraltro, ha curato una propria specializzazione: dalla discografia storica, all’etnomusicologia, dalla danza alla coralità. L’idea” –spiega Miscia-“è quella di avere un unico riferimento web per questo settore di studi, che sinora non aveva una naturale “casa comune”. Il paradosso, in passato, è stato quello di aver visto pubblicare, magari in lingua straniera, saggi sull’Abruzzo nei periodici scientifici internazionali senza che il territorio ne fosse al corrente. Il nuovo sito intende superare questa logica, proponendosi come strumento attivo ai fini didattici e di ricerca, in quanto orienta gli interessati, attraverso le numerose sezioni, a cercare e trovare la documentazione più significativa in circolazione, a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta”.

Ma i programmi futuri sono davvero multiformi. Si sta progettando un nuovo sito ufficiale più adeguato agli sviluppi tecnologici, ed è stato varato un nuovo progetto editoriale orientato alla ricerca per dar vita ai Quaderni dell’Istituto Nazionale Tostiano di Ortona.

L’avventura dell’istituzione creata dal prof. Sanvitale racconta dunque una “storia italiana” all’inverso, nella quale i fondi investiti negli anni dai privati e dagli enti pubblici, in primis dal Comune di Ortona e dal MIBACT, non sono stati “a perdere”, ma hanno prodotto attività e risultati riconosciuti e tangibili, con il pieno adempimento alla missione istituzionale dell’Ente. Un solo esempio tra i tanti: sono stati integralmente pubblicati i 14 volumi dell’ “opera omnia” del compositore Francesco Paolo Tosti, per Ricordi di Milano.

In questo periodo di grande difficoltà per gli enti locali, l’Istituto, assieme ai suoi dipendenti, ha anche manifestato la disponibilità a collaborare con l’Amministrazione comunale in varie forme, in modo da accrescere le sinergie. Lo scorso anno, ad esempio, gli archivisti del “Tostiano” Anna Maria Gelsomino e lo stesso Gianfranco Miscia hanno concluso il progetto di censimento dei fondi archivistici del Comune. Un’operazione che potrebbe preludere alla creazione dell’archivio storico comunale e alla sua gestione. Perché non utilizzare queste risorse anche nelle altre realtà comunali per migliorarne le funzionalità e risparmiare risorse economiche? Si accrescerebbe il legame già forte con l’Amministrazione, e si giustificherebbe ulteriormente il contributo dato all’INT.

Grazie alle donazioni, peraltro, il patrimonio dell’Istituto, che essendo emanazione comunale appartiene allo stesso ente locale, in questi anni si è accresciuto notevolmente, come fosse stato un investimento finanziario. E la cultura ha prodotto anche indubbi risultati di “marketing territoriale”. Tosti e l’Istituto sono conosciuti in tutto il mondo, ed Ortona vanta un brand di grande impatto. “Quanto vale economicamente tutto questo?” –si chiede Miscia- che sottolinea come “tra i limiti delle politiche culturali in Abruzzo c’è ancora da superare l’assenza di un chiaro riconoscimento a favore delle istituzioni che si distinguono per la loro eccellenza. Chi ha il coraggio di superare la logica della prebenda “a pioggia”, usando parametri di valutazione oggettivamente riscontrabili? Basterebbe esaminare onestamente e oggettivamente dati e storie. Preservare le migliori istituzioni regionali significa poter ancorare i progetti di sviluppo a solide radici senza le quali non vi è futuro. Se, al contrario” –conclude- “si taglia senza discernimento, il rischio è quello di mettere in crisi anche quello che funziona. Sarebbe un errore perché non si riconoscerebbe il giusto, ma anche un tradimento della comunità e dei cittadini che hanno creduto e sostenuto un sogno pensato, nel caso di Tosti, già nel 1927 a dieci anni della morte del grande compositore”.

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